Entrevista con el Dr. Massimo Camellin (En Italiano)
Me ha sido sumamente grato entrevistar al Dr. Massimo Camellin, a quien es un gusto encontrar en los congresos solía ser un gusto que la pandemia nos ha privado a todosy quien me ha abierto generosamente las puertas de su clínica y de su casa, en Rovigo, Italia. Ha sido, además, una excelente oportunidad para practicar una de las lenguas más bellas, en mi opinión, el italiano.
Massimo Camellin nació en Rovigo el 5 de septiembre de 1958 y se licenció en Medicina y Cirugía en Ferrara en 1983 con la tesis “Los problemas del cálculo preventivo de la potencia dióptrica y análisis de las fórmulas propuestas en la implantación de lentes intraoculares”. En 1987 se especializó en Oftalmología, también en Ferrara. De 1984 a 1999 trabajó en el Prof. Merlin-Dott. Camellin en Rovigo. De 1988 a 1994 trabajó en el centro Life Cronos en Prato dirigido por el Dr. W. Capo Bianco como cirujano refractivo. De 1988 a 1999 trabajó en la residencia de ancianos Villa Erbosa en Bolonia como cirujano de segmento anterior. De 1994 a 2001 trabajó en la residencia de ancianos Villa delle Orchidee en Forlì como cirujano de segmento anterior.
Ha recibido varios premios, entre los que destacan los siguientes:
1. Premio (CIICA) 1984
Tesis (Curso 1982-83) “Los problemas del cálculo preventivo de la potencia dióptrica y análisis de las fórmulas propuestas en la implantación de lentes intraoculares”
2. Premio (SIEO): Ecoftalmología, Ferrara 9 de noviembre de 1985
Artículo: Camellin M. “Propuesta de fórmula para evaluar el poder dióptrico del posterior
superficie de la córnea “.
Ecografía en oftalmología J.M. Thijssen 1988
3. Premio (SICOM Lo Cascio): VII Congreso Nacional de Contactología Médica, Ferra24 de octubre de 1985
Artículo: Camellin M. “Estudio sobre resistencia eléctrica en la película lagrimal” Contacto Médico y Cirugía Refractiva 1988
1. Massimo, sei caratterizzato dall’entusiasmo che dedichi a tutto ciò che fai. Infatti e dove abbiamo avuto modo di incontrarci ho osservato che sei molto organizzato ed efficiente, ma che, allo stesso tempo, sei un essere umano che dà un tocco persona-
le a tutto ciò che fa. Come hai iniziato la tua carriera e perché volevi diventare un oftalmologo?
Ho iniziato gli studi medici volendo fare l’oculista. Avevo uno zio, U. Merlin primario oculista a Rovigo dove vivo, che ammiravo come persona e come medico. Avevo da sempre voluto seguire le sue orme. Il mio percorso di studi è sempre stato molto chiaro e programmato. Ho sempre però preferito lavorare come libero professionista per poter dedicare tempo ed energie alla mia attività ed alla ricerca. Negli anni poi ho costruito il mio centro chirurgico con ogni tipo di attrezzatura ed attività oculistica. Al momento siamo in 15 fra medici e paramedici ed è solo grazie ai miei collaboratori che riesco a portare avanti un lavoro così complesso.
2. Grazie alla tua lunga e straordinaria carriera, hai avuto l’opportunità di viaggiare in molti posti. Quale di loro ti è piaciuto di più e perché?
Nei primi anni della LASEK ho effettivamente partecipato a congressi in tutto il mondo. Fra i ricordi più belli ci sono pro-prio l’Argentina ed il Mexico. Indubbiamente i paesi di origine latina hanno molto in comune con l’Italia. Le persone sono cordiali ed ospitali ed i posti che ho visitato sono bellissimi. Spero veramente che in futuro si riapra la possibilità di viaggiare per ritornare a visitarli.
3. Pensi che siamo “fuori fuoco” (se mi permetti di usare questo termine) sotto alcuni aspetti quando cerchi nuovi e giovani leader in oftalmologia? Se la pensi così, cosa dovremmo cambiare?
Quando penso agli inizi della mia carriera, mi rendo conto che il mondo scientifico è profondamente cambiato. Una volta avevamo la voglia di imparare ed insegnare ed i congressi servivano a questo. Oggi, purtroppo, le aziende decidono chi deve essere invitato. Il congresso è diventato un momento pubblicitario e quindi si è perso il piacere di comunicare con sincerità. I nuovi leader quindi rischiano di non poter esprimere il loro pensiero con libertà. Quando gli aspetti economici sono molto rilevanti, c’è il rischio di non sapere mai la verità. Purtroppo non è facile cambiare un sistema cosi radicato. In Italia quasi nessuno si paga un congresso, sono sempre le aziende che lo offrono e quindi poi vogliono qualcosa in cambio. Comunque i congressi vanno frequentati perche lo scambio di idee con i colleghi è sempre possibile ed utile.
4. Ti sarebbe piaciuto fare qualcosa nella tua carriera professionale in modo diverso?
Ho sempre amato la vita congressuale ed ho organizzato 30 convegni e partecipato a 499 congressi come relatore, a volte con chirurgia in diretta. Un tempo pensavo all’università come un complemento importante della didattica. Ho avuto la possibilità di lavorare come Professore a contratto di ottica fisiopatologica presso l’università di Ferrara e quindi ho sperimentato anche la didattica e mi è piaciuta. Non avrei altri desideri, non cambierei niente di ciò che ho fatto. Adesso poi mio figlio Umberto è medico e diventerà oculista per cui questo chiude il cerchio dei miei desideri.
5. Cosa ne pensi dello stato dell’oftalmologia nel mondo in generale, e in Italia in particolare?
Penso che ci sia stata una globalizzazione importante. Anche i paesi emergenti hanno ormai un livello di assistenza medio molto buono. Tutti i governi hanno capito che una popolazione sana è efficiente e contributiva per la crescita della nazione. L’oftalmologia ha tratto grandi vantaggi da questa politica. In Italia si è passati, negli ultimi 40 anni, da un’oftalmologia totalmente pubblica ad una anche privata o convenzionata. Il livello è molto buono ovunque ma il vero problema sono i pazienti sempre più esigenti. Purtroppo, come negli Stati Uniti, abbiamo moltissime richieste di risarcimento e questo non permette di lavorare in tranquillità.
6. Quale attività ricreativa ti piace praticare oltre a dedicarti all’oftalmologia?
Pratico sempre attività sportive, tennis tutto l’anno e sci in inverno. Mi piace però moltissimo il modellismo, ferroviario ed aereo. Sono presidente di un club aeromodellistico (www.claero.it) ed organizziamo raduni con amici che provengono dal nord italia. Questi hobbies servono a staccare veramente la spina ed a ricreare lo spirito!
7. Hai ottenuto molto successo nella tua vita. Come sei riuscito a conciliare la tua vita professionale con la tua vita familiare?
La fortuna di vivere in una città piccola (50000 abitanti) ha sicuramente permesso di ottimizzare gli spostamenti e risparmiare tempo. In passato in realtà mi muovevo molto per operare in varie città mentre adesso tutta la mia attività chirurgica è concentrata nel mio centro. Ho avuto quindi sempre la possibilità di vedere la mia famiglia tutti i giorni e di veder crescere i miei figli Umberto ed Edoardo. Ovviamente molti fine settimana sono dedicati ai congressi tranne in questo ultimo anno per il rischio covid.
8. Infine, penso che abbiamo tutti ricevuto buoni consigli all’inizio della nostra amata professione. C’è qualche consiglio che ti è stato utile e che vorresti trasmettere ai nostri lettori?
E’ vero i buoni consigli sono il “sale della vita”. Alle volte è difficile ascoltarli ma l’importante è non dimenticarli. Io ho seguito le orme di mio Zio e quindi devo molto ai suoi insegnamenti non solo scientifici ma umani. Mi sento comunque di consigliare qualcosa ai più giovani:
-E’ fondamentale credere sempre alle lamentele di un paziente anche se a volte è difficile capirne la causa.
-Fare sempre un esame diagnostico in più piuttosto che uno in meno. Successivamente quell’esame fatto potrà essere utile.
Non risparmiare mai un minuto in più in sala operatoria. Il tempo che risparmiate lo pagate poi con problemi più complessi!